Il Merano Wine Festival secondo il mio cuore enoico e la mia fedele fotocamera

A poco meno di due settimane dalla
chiusura da parte del patron Helmuth Köcher, delle porte del Kurhaus
di Merano, mi prendo “qualche minuto” per scrivere anch’io di uno degli
eventi cult dell’Italia Enoica: Il Merano Wine Festival.
Premetto che troverete, oltre alle mie parole, molti scatti che credo possano contribuire al meglio a raccontare un evento unico come il MWF ed una città particolare e suggestiva come Merano.

Quest’edizione n°23 si dice abbia
sfiorato le 10.000 presenze, per un indotto stimato in circa 6
milioni di euro, a fronte di circa 6500 paganti e, se la matematica
non mi inganna, 3500 fra accreditati (io avevo la fortuna di
esserlo…dopo non poche peripezie!!!) ed ospiti di “vario genere”.

Ogni momento della mia vita parte
sempre con un viaggio ed è proprio dal viaggio che vorrei partire,
nel mio breve sunto dell’esperienza al MWF di quest’anno, in quanto
non c’è cosa più bella, per me, di attraversare la nostra stupenda
Italia (io nello specifico ero arrivato in Toscana dalle Marche il
giorno prima di partire per Merano dalla Toscana stessa) senza il
traffico da bollino nero e passando di regione in regione godendo
degli scenari incantati che solo partendo con il sole ancora assopito
e vivendo l’alba al volante si possono scorgere.


La stanchezza era molta, ma appena
superata Verona mi è bastato iniziare ad intravedere le maestose
cime alpine innevate per iniziare a respirare aria nuova, fino a
giungere nel mio piccolo, ma delizioso Hotel sulle colline Meranesi ,
scelto perché immerso nei vigneti, con una vista superba su tutta la
città, nel quale ho potuto avertire finalmente un reale risveglio
dei sensi, dato che era dalle 4,45 del mattino che ero alla guida ed
avevo davvero bisogno di riattivarmi!


Dopo aver ritirato il pass, non sono
riuscito ad entrare subito nel Kurhaus, attratto dalla bellezza di
Merano in quella giornata di sole e di vitalità cittadina, nella
quale tutto sembrava dirmi “aspetta, non entrare, prima di prendere
il calice in mano, fatti una bella passeggiata! Non vorrai mica
perderti tutto questo?” – ed è così che ho fatto… una
passeggiata tra le vie “dello shopping”, tra negozi di alta moda
e botteghe artigianali, inizio però a rendermi conto che manca la
tipicità e che l’internazionalizzazione e le grandi catene stanno
piano piano invadendo anche una città caratteristica come Merano,
quindi mi godo la passeggiata lungo il Passirio, che scopro essere
così come possiamo fruirne ora grazie alle ristrutturazioni e le
opere eseguite dopo il grave straripamento che nel 1817 lese
notevolmente alla città.




Ok… passeggiata fatta…ora è davvero giunto il momento di entrare! Tra mille saluti (a quanto pare essere un Wine Blogger rende sin troppo “riconoscibili”) e strette di mano, inizio il mio girovagar enoico senza mete precise, ma con alcuni assaggi ai quali non potevo rinunciare.





Kurs Saal e Pavillons de Fleures sono
le sale principali ed è palese, sin dal principio, che la stragrande
maggioranza degli avventori, nonostante sicuramente molto esperti, si
avventa (in qualità di avventori, s’intende!) sugli stand delle più
note cantine, quindi, non me ne vogliate, ma lo faccio anch’io, in quanto è ormai un’usanza per il sottoscritto iniziare gli eventi come il MWF ed i Vinitaly, con le mie cantine  preferite in quanto a bollicine made in Franciacorta, ovvero un ottimo
Monte Rossa (assaggiato il moderno Coupé) e Ca’ del Bosco (Il Cuvée Presige, nonostante la sua “popolarità” resta sempre una sicurezza), entrambi presi al volo proprio all’entrata del
salone principale (posizione ideale per le bollicine, forse un po’
scomoda per godersele!), inizia il mio Merano Wine Festival Tour che
voglio raccontarvi tramite qualche scatto (come noterete la capacità di mettere a fuoco mia e dell’obiettivo della fotocamera va di pari passo con gli assaggi!), scegliendo di non
esasperare le note di degustazione, bensì di andare a descrivere in breve ciò che mi ha particolarmente colpito delle
varie realtà incontrate sul mio cammino.


E’ sempre un piacere ritrovare Vini straordinariamente unici come l’ES e lo JO di Gianfranco Fino, simpaticissima persona e grande conoscitore del connubio terra-vino-uomo-cuore.
La Fattoria La Rivolta (alla quale presto dedicherò un articolo) è nell’ambiente “Vini Naturali” la cantina che di più mi ha entusiasmato, in particolare per gli ottimi bianchi: Falanghina, Fiano e Greco, tutti di grande equilibrio e freschezza.
Michele Satta è per me Bolgheri! Lasciando perdere i blasonatissimi e costosissimi bolgheresi (vedi Masseto, Sassicaia e compagnia bella), il taglio dei Vini di questa cantina lascia poco all’internazionalizzazione, spesso ai limiti del ruffiano, che riscontro sempre di più in alcuni vini di quell’aerea, per puntare tutto su una razionale e schietta espressione di quelle che sono le peculiarità reali di un territorio, che a mio parere ha, a prescindere dalla popolarità acquisita grazie ai grandi “CRU”, una vocazione unica al mondo per rossi dalla grande toscanità!
I Castagni, uno dei miei vini Bolgheri preferiti!

Va be’… ero accerchiato dalla stampa giapponese, ma un sorsino volevo farmelo! Certo che l’Ornellaia così giovane, vuoi per l’annata non delle migliori, vuoi per l’infanticidio commesso, non è che sia poi così … sconvolgente…
Una delle sorprese più gradite e sono felice che venga proprio dalla mia terra natià, le Marche. Maria Pia Castelli fa Vini “a modo suo” o meglio “a modo dei suoi” che già da decenni coltivavano quelle terre (siamo a Monte Urano FM). Oltre alla grande accoglienza ed alla cortesia con la quale la proprietaria stessa mi invita ad una “verticale lampo” del loro, ormai noto, bianco Stella Flora (uvaggio: Pecorino, Passerina, Trebbiano e Malviasia) che deve il suo colore dorato intenso al contatto con le bucce , ciò che mi ha colpito di più è stata la grande unicità di ogni Vino prodotto da quest’azienda. Interessante il rosato (Sant’Isidoro: salasso di Sangiovese e Montepulciano) e l’Orano (Sangiovese in purezza, che fa bucce e barrique conferendo a quest’uva un’eleganza che raramente ho potuto riscontrare in altri, anche più blasonati Sangiovese).
Ancora Marche, con l’Az. Stefano Mancinelli, che propone in occasione del MWF una validissima Lacrima di Morro d’alba, che, a mio parere, raggiunge livelli di eccellenza nella sua versione passita: Re Sole.
Un vino che fa tanto legno (3 anni barriques poi Tonneaux) quanto ne occorra a rendere questo passito rosso un Vino di grande morbidezza, con tannini presenti, ma gradevolmente gentili ed un interessantissimo “tiro alla fune” senza vincitori fra la nota amarognola del vitigno Lacrima e la dolcezza dovuta all’appassimento delle uve per 4 mesi a temperatura controllata. Non posso, inoltre, evitare di fare i complimenti a due ragazzi presenti allo stand che mi hanno supportato nella degustazione e sopportato nelle mie consuete “chiacchere da stand”.
Interessante nuova “sfida” (in realtà è già una certezza!) del grande Marco Speri, che ha voluto dar spazio ai propri desideri creando la nuova azienda Secondo Marco, nella quale, a punto, l’obiettivo è e sarà fare Vini secondo lui e non secondo direttive di mercato.
Maculan = Torcolato… non dico altro!
Per me…e non solo per me…l’eccellenza della Barbera.
Simpaticissimo incontro con un conterraneo (lui di Ascoli) presso lo stand di Emidio Pepe, che non poteva che essere inserito nel contesto degli Extremis. Si conferma ottimo il Montepulciano e davvero all’altezza anche il trebbiano. Cosa dire di più di una Cantina che ormai sa solo confermarsi ad alti livelli di annata in annata!?
Winecircus è l’azienda e l’invenzione di Roberto Cipresso, che impressiona per originalità e qualità dei vini prodotti.
Biondi Santi…il Brunello!
Antinori e la storica cantina di Castagneto Carducci, con i suoi sempre apprezzabilissimi bolgheri di Guado al Tasso.

Giovane, ma promettentissimo Brunello “Il Marroneto”. Grande finezza!


Per concludere in “dolcezza” non potevo che togliermi lo sfizio di assaggiare uno dei Vini che amo di più in assoluto, ovvero il Sauternes. La mia scelta è ricaduta su due cantine agli antipodi (il fatto che fossero vicine ha agevolato il confronto): Chateau Guiraud e Chateau Bastor Lamontagne.

Il primo, blasonatissimo, sa esprimere il meglio del Semillon e dell’affinamento classico in legno, mentre il secondo stupisce per la freschezza e la grande bevibilità data dalla scelta di non maturare il Vino in barrique.

Tra i vini che acquisterò per la mia cantina dopo il MWF c’è sicuramente quest’ultimo Sauternes!

Non posso che ringraziare anche l’amica Marinela Vasilica Ardelean per avermi cortesemente invitato ad un incontro relativo alla presentazione del suo libro “50 Vini di Romania incontrano 50 piatti italiani d’eccellenza”, che già sto leggendo con estremo piacere. Ovviamente è lei che si è occupata dell’ottima selezione di Vini rumeni proposti al festival.
In conclusione, ci tengo a sottolineare che per me il Merano Wine Festival sarà oggetto di ulteriori spunti, ma che ci tenevo a dare una visione diversa e meno pragmatica di quello che è pur sempre un evento che vede sa porre al centro Vino e persone.
Ciò che apprezzo è la democraticità degli stand, che non permettono alla cantina più “importante” e facoltosa di imporsi per dimensioni e “scenografia” (vedi fiere di settore, senza far nomi… ma ci siamo capiti!), bensì pone tutti sullo stesso piano, se pur la posizione sia fondamentale. Come spesso accade, sono state le cantine minori a darmi le maggior soddisfazioni e, di certo, non mancherò di ospitare nel mio Wine Blog alcune di esse nei prossimi mesi, in quanto credo sia fondamentale dare la giusta e meritata visibilità a chi sta facendo grandi Vini, con meno finanze e più difficoltà anche in termini di imposizione del propri brand sui mercati.

Un consiglio… non andate mai al MWF da soli!!!

Francesco Saverio Russo
…Wine is sharing!

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