Sangervasio – Una Cantina Toscana Bio che guarda al futuro con naturalezza

La Toscana del Vino non è solo Brunello, Nobile, Bolgheri o Chianti ed è proprio nelle zone meno
“celebri” che ho avuto modo di trovare realtà capaci di
incuriosirmi ed intrigare mente, cuore e gusto in maniera più inattesa.
E’ questo il caso dell’Az. Agr.
Sangervasio
, guidata dalla giovane Lisa e da sui padre Luca
Tommasini. Sangervasio prende il nome dall’omonimo borgo del 754
D.C., ma è solo nel 1960 che la tenuta diviene di proprietà della
famiglia Tommasini, che deve questa intuizione al nonno Furio, che,
forte delle sue origini contadine e della sua grande passione per la
caccia, non si fede scappare quest’opportunità.
In realtà, però, il passaggio al Vino
di qualità è molto più recente ed è datato 1994, anno
dell’incontro tra Luca e l’enologo Luca D’Attoma. Incontro che ha
portato la famiglia Tommasini a voler trasformare in realtà ciò che
fino a quel momento era solo una convinzione, ovvero che a
Sangervasio fosse possibile fare gran bei Vini, in maniera attenta e
rispettosa.
Attenzione e rispetto per questo
meraviglioso territorio e per la natura incontaminata che lo abita,
che si traduce nella certificazione biologica, nel 1996.
Vini armonici, complessi, ma dalla
spiccata identità territoriale. Una personalità spontanea e mai
ostentata, che mi piace sia merito anche della scelta di effettuare fermentazioni naturali.
Per quanto mi riguarda ho avuto modo di assaggiare tre Vini prodotti a Sangervasio:
A Sirio 2010 Toscana IGT: un Sangiovese con un piccolissimo saldo di Cabernet Sauvignon, che ha, sin dal naso, l’approccio del grande Vino, di quelli che vanno attesi per essere prodotti ed altrettanto per essere gustati, sia nel calice che in cantina per goderne l’apice.
E’ un Vino dell’attesa, ma che in realtà non disattende le aspettative, in quanto ogni nota, ogni sfumatura è già al suo posto, dal frutto così intensamente elegante e dalla speziatura finemente intrigante e mai legnosa. Un cru dell’azienda ed un potenziale cru-ccio per chi ne termina le bottiglie in cantina!


I Renai 2007 Toscana IGT: se è vero che a proprio e soprattutto in Toscana sono sempre più propositivo nell’assaggio degli autoctoni e restio con gli internazionali in purezza, il timore che questo Vino fosse solo un mero esercizio di stile, tra l’altro un po’ retrò, è svanito non appena assaggiato il primo sorso. Un Vino frutto di rese e densità davvero vicine alla follia, che conferiscono ad esso una complessità davvero interessante, che si sviluppa in un naso dal notevole spettro aromatico, che danza elegantemente fra primari, secondari e terziari, con questi ultimi a chiudere un cerchio “Giottiano” di coerenza naso-bocca-cuore.
Ho avuto modo di compararlo ad altri Merlot, provenienti da diverse parti d’Italia, ed ognuno ha saputo dirmi e darmi qualcosa di speciale, ma questo “I Renai” meraviglia per quanto riesca ad essere “Merlot” senza esserlo troppo! Per intenderci, se da un merlot in purezza di aspetti un Vino molto rotondo, morbido, rassicurante con i suoi dolci ammiccamenti, in questo caso la morbidezza è sostenuta da una personalità che lo salva dalla standardizzazione e ne fa un Vino, che se pur alloctono, vanta una grande espressività territoriale.

Recinaio 2004 Colli Etruria Centrale Vin Santo DOC: eccolo qui il Re dei dopocena toscani, che sa di casa, di famiglia, ma se ben fatto raggiunge livelli di piacevolezza disarmanti: il Vin Santo. Anche in questo caso la famiglia Tommasini ha saputo attendere il tempo che in molti non hanno la forza, il coraggio o la voglia di attendere ed il risultato è un bicchiere di puro e denso piacere liquido. Si parte con la frutta secca (anche tostata) e passita, passando per quella candita e finendo con miele di castagno e mou, senza mai calare in termini di intensità e senza mai risultare stucchevole.
Il carato è un termine che accomuna il mondo dei gioielli a quello del Vino ed in questo Recinaio ce n’è una piena giustificazione.
Alla Cantina
I Vini di Sangervasio hanno tutti in comune l’attenzione e l’attesa, la pazienza adoperata in vigna ed in cantina, ma io mi sento di aggiungere quella di chi li vorrà degustare al pieno del loro potenziale, in quanto ogni singolo assaggio è stato tanto capace di emozionare oggi, quanto di stuzzicare la mente, la fantasia ed il desiderio in prospettiva futura.

Concludo con una pillola extra dedicata ad un progetto che mi ha molto affascinato che vede Lisa e l’azienda Sangervasio al centro di una nuova realtà creata per fungere da supporto a quelle aziende vinicole italiane che vorrebbero esportare i propri prodotti all’estero, ma che spesso per vari motivi non riescono a concretizzare. Due sono le soluzioni che Lisa ed il
team di Winescom mettono a disposizione dei produttori italiani: la
prima come intermediari tra le cantine ed i potenziali clienti
esteri, principalmente provenienti dagli USA e dall’Asia, mentre la
seconda prevede, per chi lo richiederà, la gestione completa della
parte commerciale estera dell’azienda. In questo caso si tratterà
di analizzare e sviluppare interamente la rete commerciale. Una nuova
avventura che ci entusiasma molto. Non male, no? Io, che sono un amante delle sinergie e delle iniziative positive e propositive non posso che apprezzare questa volontà di mettere il proprio Know How a disposizione dei proprio colleghi.

F.S.R.
#WineIsSharing

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