La Cantina Terra Costantino – Vini dell’Etna tra tradizione e futuro

Durante il mio ultimo viaggio sull’Etna ho avuto modo di passare a trovare Fabio Costantino, ingegnere prestato alla viticoltura e al fare vino.
Ci tenevo a conoscere Fabio e la sua realtà in quanto, da sempre, la mia percezione nei confronti della Cantina Terra Costantino è stata quella di un’azienda integra, radicata nelle proprie convinzioni tanto quanto le profonde radici delle vecchie viti ad alberello che si fanno strada in quei terreni vulcanici.
terra costantino etna cantina
Siamo sul versante sud-est del Mongibello, più precisamente in contrada Blandano, dove nel 1978 prende Dino, padre di Fabio, decide di costruire la cantina di famiglia.
Una cantina nata in contrapposizione alle tendenze di quei tempi in cui era molto più semplice  e conveniente vendere uva che imbottigliare, ma Dino da esperto vignaiolo quale ancora conosceva bene le potenzialità della sua terra e delle sue uve.
E’ così che nei 10ha di vigna iscritti ad Etna Doc che circonando per la quasi totalità l’azienda Dino e Fabio, oggi, allevano solo uve autoctone (Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante, Catarratto e Minella), al fine di produrre vini di grande identità e spiccata personalità.

contrada blandano etna
Con un’altitudine che varia dai 450m ai 550m slm e grazie alle costanti brezze marine, nonché alle rilevanti escursioni termiche notte-giorno, Terra Costantino gode delle condizioni ideali per portare in cantina uve atte a produrre vini dal corredo aromatico ben definito, dalla buona struttura e, soprattutto, dalla slanciata freschezza.

fabio costantino vino
Camminando con Fabio in mezzo ai ceppi esperti, saggi di cui le sue vigne sono colme è palese l’attitudine di questa realtà alla precisione. Non credo sia solo una questione di deformazione professionale dovuta al retaggio ingegneristico dello stesso Fabio, in quanto tutte le scelte di Dino, di Fabio e dell’enologo Luca D’Attoma dalla vigna alla cantina sono frutto di un pensiero comune, che non tollera negligenza e nulla vuole lasciare al caso. Fare vino è passione e saggezza, è tradizione e fatica, ma è anche consapevolezza tecnica e lungimiranza e tutti questi principi si fondono all’interno delle bottiglie che escono dalla cantina di Terra Costantino.

Tra i vini che ho avuto modo di assaggiare spiccano sicuramente i tre DeAetna:

DeAetna Rosato Etna Doc 2018: Nerello Mascalese 90% e Nerello Cappuccio 10% per questo rosato da vinificazione in bianco che esprime integra la vocazione del vulcano alla produzione di vini mai scontati e sempre carichi di energia. Un naso fresco di fiore e di frutto che mal cela le sfumature minerali tipiche dei vini etnei, preambolo di un sorso dal buon impatto, intenso ma mai eccessivo, sicuro e intrepido nell’incedere dinamico e salato.
 
DeAetna Bianco Doc 2017: Carricante 80%, Catarratto 15%, Minella 5% per questo bianco dalla marcatura vulcanica così nitida da non lasciare spazio a dubbi riguardo la geolocalizzazione dei vigneti dal quale proviene. Sin dal primo naso il gps si imposta in automatico sul versante sud-est dell’Etna per poi procedere all’aggiornamento con il sorso in cui la pulizia e la nitidezza dei vini di Terra Costantino emerge andando a posizionare l’arrivo proprio in questa cantina, perché qui identità dei vigneti e approccio enologico in cantina si completano vicendevolmente.
 
DeAetna Rosso Doc 2017: Come per il Rosato anche in questo caso il blend è di Nerello Mascalese al 90% e Nerello Cappuccio al 10%. Il nasco è intenso con un frutto integro che con qualche respiro lascia spazio a sensazioni terrose, ferrose, vulcaniche. Il sorso è pieno ma teso, vibrante nella sua distensione saporita di sale e ferro. Grande coerenza per uno dei rossi più identitari assaggiati negli ultimi anni sull’Etna. Legno integrato molto bene e tannino disegnato con un tratto garbato e ben definito.
 
Contrada Blandano 2015 Etna Doc Bianco e Contrada Blandano 2015 Etna Doc Rosso: la contrada aziendale, il cru declinato nelle due versioni più classiche, da un’iper selezione delle migliori uve dei soli ceppi più vecchi, con il giusto affinamento in legno e in bottiglia. Il bianco apre avvolgente, con il tepore di un naso pieno di luce che si fa sempre più balsamico, fresco e mediterraneo come a voler fare i convenevoli ad un sorso inteso, di sole e di mare, di terra e di vento. Lungo, saporito, armonico.
Il rosso si va valere con il suo impatto caldo, maturo, profondo al naso potrebbe far pensare ad un vino sin troppo intenso ma, anche in questo caso, bastano poche boccate d’aria per armonizzare uno spettro olfattivo che spazia dal frutto al fiore con grande suadenza, per poi ricordare il mediterraneo e il vulcano con aromi di bosco, di mare e di ferro. Il sorso è quello dei grandi Etna, dalla grande potenza espressiva capace di coniugare al meglio struttura e slancio, intensità e profondità.
vino terra costantino etna

In chiusura ci sarebbe il vino di Dino, quel Rasola “fatto come una volta” che diverte nel suo essere irriverente nei confronti di tutta la ragionevolezza dei vini di Terra Costantino che abbinano natura e ragione in maniera rispettosa ed impeccabile. 

Il Rasola è frutto dell’uvaggio tradizionale di vigna che sull’Etna, alla stregua di tanti altri areali italiani (vedi il Chianti) era solito prevedere uve rosse e bianche come il Nerello Mascalese e Cappuccio, Carricante, Catarratto, Minnella. A primo naso il viaggio nel tempo è già partito, portandomi dritto dritto ai vini di palmento, quelli da bere a casa, in famiglia e, al massimo, da condividere con gli amici più cari, meritevoli di un calice intriso di lavoro e fortuna, empirismo e saggezza. Se fossimo in Francia sarebbe un ottimo Beaujolais ma dato che siamo sull’Etna per me vale ben più di questo! E’ uno di quei vini che vorrei sempre avere in frigorifero, specie durante giornate calde come quella odierna.
terreni vulcanici vigna
In conclusione credo che Terra Costantino rappresenti l’anello di congiunzione fra la più radicata tradizione etnea e il più illuminato e rispettoso futuro dell’enologia del vulcano, capace di produrre vini di grande identità senza tralasciare pulizia e precisione.
La sinergia tra il Saggio Dino e l’acuto Fabio dona a questa realtà equilibri rari, solidi, intriganti in ogni espressione.
 
F.S.R.
#WineIsSharing

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