La Ribolla Gialla o Rebula – Il vitigno che unisce due nazioni: Slovenia e Italia / Brda e Collio

L’uomo ha eretto muri, creato dogane, tracciato confini ma la Natura, spesso, si fa beffa di tali delimitazioni. Creare circoscrizioni e imporre barriere burocratiche è opera dell’uomo ma, a volte, è proprio l’uomo a voler abbattere tali intangibili ma solidi ostacoli, attraverso l’aggregazione, l’impegno e una visione più aperta della propria realtà umana e imprenditoriale.



C’è un vitigno che rappresenta questa voglia di riunire territori e di mostrare quanto due nomi, due paesi e due denominazioni differenti possano esprimere un’unica identità.



rebula ribolla gialla

Parlo della Ribolla Gialla che in Slovenia diviene Rebula, varietale antico che affonda le sue radici in quella vocatissima terra denominata Collio che viene suddivisa per motivi meramente burocratici/politici in Collio Goriziano e Goriška Brda.

confine slovenia italia brda collio



A porre un importante focus su questa forte identità è un gruppo di produttori di confine che da 3 anni organizza la più importante manifestazione dedicata alla Rebula mai congegnata sotto il cappello di Brda Home Of Rebula. In 3 giorni un ristretto e selezionato pool di media provenienti da tutto il mondo (compreso il sottoscritto) ha avuto modo di conoscere territorio, vitigno e interpretazioni dei singoli produttori attraverso tour dei vigneti, un’approfondita Masterclass e le visite in cantina.


La Rebula o Ribolla Gialla che sia, merita il titolo di vitigno “cross-border”, ovvero un’uva in grado di unificare naturalmente due territori separati da un confine nazionale che non ha, però, mutato le peculiarità del Collio che, meglio di qualsiasi altro territorio, dimostra quanto l’identità di terroir non sia legata a ciò che troviamo in etichetta e, quindi, alle denominazioni bensì al lavoro di squadra fra terreno, clima, varietale e uomo, determinate con i suoi approcci agronomici ed enologici.
opoka ponca terreno
A dimostrare questa unità territoriale è il comun denominatore della Brda slovena e del Collio friulano, ovvero la matrice del suolo Opoka in sloveno e Ponca in Italiano, formata da sottili strati sedimentari nei quali si alternano ciclicamente calcare pelagico, argilla e arenaria. Un terreno non troppo fertile ma ricco di minerali e calcare attivo in cui gli apparati radicali delle viti devono fittonare per trovare nutrimento. Situazione ideale per fare viticoltura di qualità in cui non è privilegiata la quantità ma, piuttosto, viene ricercato l’equilibrio vegetativo e produttivo della pianta.
brda vigne

Come in ogni areale non esiste un microclima unico, ma le due influenze fondamentali sono quella più fredda della catena Alpina e quella più mite e mediterranea del Mare Adriatico.

masterclass rebula

Sono quattordici i produttori coinvolti nella divulgazione dei vini di queso territorio e, attraverso di essi, dell’unicità di un areale che mirano ad unire in un unica denominazione transfrontaliera: Marjan Simčič, Edi Simčič, Ferdinand, Klet Brda, Ščurek, Dolfo, Medot, Moro, Zanut, Erzetič, Jermann, Gravner, Radikon, Keber.

Tra gli assaggi fatti in occasione della Masterclass Brda Home of Rebula 2019 condivido con voi quelli che mi hanno colpito di più, divisi per categorie:

vini masterclass rebula brda

Rebula/Ribolla “non affinata”


Ščurek Rumena Rebula 2018: un’interpretazione di Rebula classica, fresca, di grande beva, ma non scontata. La macerazione a freddo enfatizza lo spettro aromatico senza spingerlo oltre i confini delle note varietali. Saporita e vitale la chiosa sapida.



Medot Rebula Journey 2018: una Rebula non scontata, inizialmente un po’ timida, ma dopo i primi due respiri si apre su tonalità integre di frutto e fiore sferzate da fresche note minerali. Il sorso entra ampio per poi distendersi con grande agilità. Il finale è coerente con la salinità che ci si aspetta dalle Rebule di Brda.



Zanut Rebula 2017: tra le Rebule fresche l’anno in più di affinamento in bottiglia da un vantaggio notevole in termini di espressività e di complessità. Un vino che fa dell’armonia e dello slancio acido le proprie peculiarità distintive. Buona finezza complessiva e ottima prospettiva evolutiva.


Rebula/Ribolla affinata (in alcuni casi con “breve” macerazione sulle bucce)




Jermann Rebula Visvik 2017: si tratta dell’anteprima della seconda annata di questo vino “dedica” della nota azienda friulana al Collio Sloveno. Una Rebula intrigante nello spettro aromatico che al frutto e al fiore classici abbinano una lieve speziatura. Il sorso ha buona tensione e buona dinamica. Il finale saporito da buona inerzia alla beva. 



Ferdinand Rebula Época 2017: un’idea di Rebula filo borgognona, in cui il varietale è ancora un po’ imbrigliato dall’affinamento, ma la prospettiva è fine e nobile. Il sorso è intenso e pieno. L’acidità non altissima è compensata dalle tonalità balsamiche al naso e dall’ottima chiusura sapida.



Edi Simcic Rebula Fojana 2017: una delle realtà storiche della Brda che si dimostra coerente con la sua cifra stilistica classica, ma per nulla pedissequa. Un vino di grande equilibrio in cui naso e bocca danzano un passo a due in grande sintonia. Buona tensione e bella profondità. Lascia pensare che con qualche mese in più di bottiglia possa dare ancor più soddisfazioni in termini di espressività.



Marjan Simčič Rebula Opoka 2016 Medana Jama Cru: complice l’annata, uno degli assaggi più identificativi dell’intera Masterclass. Una Rebula luminosa, fiera nel suo bilanciamento fra corpo e nerbo acido. Il particolare processo di vinificazione in uova di cemento che procede con l’affinamento in tonneau gioca con l’integrità del frutto e sfuma il fiore in note balsamiche e minerali decisamente rinfrescanti. Il sorso è dritto, netto ma non lesina struttura e il finale lievemente tannico rispecchia in pieno le caratteristiche varietali enfatizzate dalla ponderata macerazione sulle bucce.


Rebula/Ribolla a lunga macerazione


Radikon Ribolla 2014: ci spostiamo al di là del confine. Siamo ad Oslavia, zona che negli ultimi anni ha attirato l’attenzione degli appassionati dei vini macerati per l’unità di intenti di alcune aziende di riferimento nel valorizzare una visione molto tradizionale e artigianale della Ribolla. Saša Radikon, figlio dell’indimenticato Stanko, sta proseguendo in maniera rispettosa e coerente il lavoro del padre, ma in questa 2014 – annata non di certo fra le più semplici, specie per le lunghe macerazioni – si palesa un garbo e una maggior presa di coscienza da parte del giovane vignaiolo. Un vino di rara complessità aromatica, tra i più tesi dell’intera batteria nonostante l’importanza del sorso tipica dei vini di questa azienda. Inaspettata l’agilissima beva.


Gravner Ribolla 2011: il padre della Ribolla macerata in anfora non poteva mancare nell’ottica di una masterclass mirata all’approfondimento della grande duttilità di un vitigno capace di prestarsi a interpretazioni molto differenti. Grande intensità per questo vino che manifesta una saggezza evolutiva senza eguali. Il sorso è profondo, lungo, a tratti imponente. 


Keber Brda 2016 (Rebula 50%, Zeleni Sauvignon 40%, Malvasia 10%): una sorta di “intruso” in quanto non in purezza, ma – forse – il vino della realtà e del vignaiolo che di più rappresenta il concetto di identità del Collio “cross-border”. Kristian Keber, figlio di Edi Keber, inizia con questa 2016 la sua personale produzione oltre confine, grazie ai vigneti dei nonni. Pochissime bottiglie di un orange wine integro, fresco, saporitissimo che abbina l’importanza dei grandi macerati alla dinamica di beva delle Rebule giovani slovene. Un progetto da seguire con grande attenzione!

wine blogger saverio russo
Nel complesso l’evento Brda Home of Rebula ha evidenziato una visione d’insieme che mira ad unire due territori divisi solo burocraticamente da confini che non rispecchiano la reale identità di terroir, molto simile per quanto riguarda il pedoclima. E’ interessante vedere come diverse interpretazioni dello stesso vitigno si alternino da un lato e dall’altro senza faziosità o rigide prese di posizione da parte dei produttori, consapevoli che la forza della Ribolla/Rebula risiede proprio nella sua estrema duttilità.
La volontà dei produttori di percorrere una strada comune in termini di ottenimento di una denominazione transnazionale è lodevole e confido che la loro richiesta venga accolta da chi di dovere sia per questo territorio che per il precedente che si andrebbe a creare, spianando la strada ad altre simili situazioni.
Sicuramente Collio e Brda potrebbero fare la storia di termini eno-politici riscrivendo, o meglio ristabilendo una eno-grafia doverosa e “naturale”, ma intanto stanno scrivendo una storia enoica di grande interesse e qualità attraverso vini sempre più identitari e fieri tra i quali la Ribolla/Rebula spicca come grande e indiscussa protagonista.

F.S.R.
#WineIsSharing

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