Parlo della Ribolla Gialla che in Slovenia diviene Rebula, varietale antico che affonda le sue radici in quella vocatissima terra denominata Collio che viene suddivisa per motivi meramente burocratici/politici in Collio Goriziano e Goriška Brda.
Come in ogni areale non esiste un microclima unico, ma le due influenze fondamentali sono quella più fredda della catena Alpina e quella più mite e mediterranea del Mare Adriatico.
Sono quattordici i produttori coinvolti nella divulgazione dei vini di queso territorio e, attraverso di essi, dell’unicità di un areale che mirano ad unire in un unica denominazione transfrontaliera: Marjan Simčič, Edi Simčič, Ferdinand, Klet Brda, Ščurek, Dolfo, Medot, Moro, Zanut, Erzetič, Jermann, Gravner, Radikon, Keber.
Tra gli assaggi fatti in occasione della Masterclass Brda Home of Rebula 2019 condivido con voi quelli che mi hanno colpito di più, divisi per categorie:
Rebula/Ribolla “non affinata”
Ščurek Rumena Rebula 2018: un’interpretazione di Rebula classica, fresca, di grande beva, ma non scontata. La macerazione a freddo enfatizza lo spettro aromatico senza spingerlo oltre i confini delle note varietali. Saporita e vitale la chiosa sapida.
Medot Rebula Journey 2018: una Rebula non scontata, inizialmente un po’ timida, ma dopo i primi due respiri si apre su tonalità integre di frutto e fiore sferzate da fresche note minerali. Il sorso entra ampio per poi distendersi con grande agilità. Il finale è coerente con la salinità che ci si aspetta dalle Rebule di Brda.
Zanut Rebula 2017: tra le Rebule fresche l’anno in più di affinamento in bottiglia da un vantaggio notevole in termini di espressività e di complessità. Un vino che fa dell’armonia e dello slancio acido le proprie peculiarità distintive. Buona finezza complessiva e ottima prospettiva evolutiva.
Rebula/Ribolla affinata (in alcuni casi con “breve” macerazione sulle bucce)
Jermann Rebula Visvik 2017: si tratta dell’anteprima della seconda annata di questo vino “dedica” della nota azienda friulana al Collio Sloveno. Una Rebula intrigante nello spettro aromatico che al frutto e al fiore classici abbinano una lieve speziatura. Il sorso ha buona tensione e buona dinamica. Il finale saporito da buona inerzia alla beva.
Ferdinand Rebula Época 2017: un’idea di Rebula filo borgognona, in cui il varietale è ancora un po’ imbrigliato dall’affinamento, ma la prospettiva è fine e nobile. Il sorso è intenso e pieno. L’acidità non altissima è compensata dalle tonalità balsamiche al naso e dall’ottima chiusura sapida.
Edi Simcic Rebula Fojana 2017: una delle realtà storiche della Brda che si dimostra coerente con la sua cifra stilistica classica, ma per nulla pedissequa. Un vino di grande equilibrio in cui naso e bocca danzano un passo a due in grande sintonia. Buona tensione e bella profondità. Lascia pensare che con qualche mese in più di bottiglia possa dare ancor più soddisfazioni in termini di espressività.
Marjan Simčič Rebula Opoka 2016 Medana Jama Cru: complice l’annata, uno degli assaggi più identificativi dell’intera Masterclass. Una Rebula luminosa, fiera nel suo bilanciamento fra corpo e nerbo acido. Il particolare processo di vinificazione in uova di cemento che procede con l’affinamento in tonneau gioca con l’integrità del frutto e sfuma il fiore in note balsamiche e minerali decisamente rinfrescanti. Il sorso è dritto, netto ma non lesina struttura e il finale lievemente tannico rispecchia in pieno le caratteristiche varietali enfatizzate dalla ponderata macerazione sulle bucce.
Rebula/Ribolla a lunga macerazione
Radikon Ribolla 2014: ci spostiamo al di là del confine. Siamo ad Oslavia, zona che negli ultimi anni ha attirato l’attenzione degli appassionati dei vini macerati per l’unità di intenti di alcune aziende di riferimento nel valorizzare una visione molto tradizionale e artigianale della Ribolla. Saša Radikon, figlio dell’indimenticato Stanko, sta proseguendo in maniera rispettosa e coerente il lavoro del padre, ma in questa 2014 – annata non di certo fra le più semplici, specie per le lunghe macerazioni – si palesa un garbo e una maggior presa di coscienza da parte del giovane vignaiolo. Un vino di rara complessità aromatica, tra i più tesi dell’intera batteria nonostante l’importanza del sorso tipica dei vini di questa azienda. Inaspettata l’agilissima beva.
Gravner Ribolla 2011: il padre della Ribolla macerata in anfora non poteva mancare nell’ottica di una masterclass mirata all’approfondimento della grande duttilità di un vitigno capace di prestarsi a interpretazioni molto differenti. Grande intensità per questo vino che manifesta una saggezza evolutiva senza eguali. Il sorso è profondo, lungo, a tratti imponente.
Keber Brda 2016 (Rebula 50%, Zeleni Sauvignon 40%, Malvasia 10%): una sorta di “intruso” in quanto non in purezza, ma – forse – il vino della realtà e del vignaiolo che di più rappresenta il concetto di identità del Collio “cross-border”. Kristian Keber, figlio di Edi Keber, inizia con questa 2016 la sua personale produzione oltre confine, grazie ai vigneti dei nonni. Pochissime bottiglie di un orange wine integro, fresco, saporitissimo che abbina l’importanza dei grandi macerati alla dinamica di beva delle Rebule giovani slovene. Un progetto da seguire con grande attenzione!
La volontà dei produttori di percorrere una strada comune in termini di ottenimento di una denominazione transnazionale è lodevole e confido che la loro richiesta venga accolta da chi di dovere sia per questo territorio che per il precedente che si andrebbe a creare, spianando la strada ad altre simili situazioni.
Sicuramente Collio e Brda potrebbero fare la storia di termini eno-politici riscrivendo, o meglio ristabilendo una eno-grafia doverosa e “naturale”, ma intanto stanno scrivendo una storia enoica di grande interesse e qualità attraverso vini sempre più identitari e fieri tra i quali la Ribolla/Rebula spicca come grande e indiscussa protagonista.
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