La Storia del Vino in breve

Girovagando nel web ho trovato alcuni articoli del New York Times,di qualche anno fa, in cui venivano descritte “la storia del Vino in breve” e altre dinamiche storico-culturali legate al vino. Ho deciso di prendere spunto da quei pezzi per fare un breve, sintetico e, probabilmente, lacunoso, viaggio nel tempo attraverso le tappe fondamentali della storia enoica.
“I
popoli del Mediterraneo cominciarono ad uscire dalla barbarie quando
impararono a coltivare l’olivo e la vite “
. Così ha scritto
lo storico greco Tucidide nel V secolo a.C., e in effetti, la
vinificazione è antica quanto la civiltà stessa. Proprio come la
società trova le sue radici nell’antica Mesopotamia, la prima prova
che abbiamo della coltivazione della vite e della fermentazione
“controllata” delle uve risale al 6000 a.C. nell’antico
Medio Oriente.

È
passato molto tempo dall’era Neolitico, ma l’Europa resta il riferimento mondiale nella produzione di vino, con l’Italia, la
Francia e la Spagna, a “contendersi” ogni anno il “titolo” di
paese maggior produttore di vino al mondo.

Spostandoci
in Africa, gli Egizi registravano il raccolto delle uve sulle
pareti delle loro tombe con dei chiari geroglifici; bottiglie di vino
sono state persino sepolte con i faraoni in modo che essi potessero
intrattenere gli ospiti nella vita ultraterrena.
geroglifici vino
Il
vino era anche considerato un “drink d’elite” nell’antica Grecia
ed era argomento del famoso simposio di Platone e di altri poeti del
periodo . Ma fu durante l’epoca romana che il vino diventò popolare
in tutta la società. Nelle città romane esistevano punti di ristoro
simili ad enoteche lungo quasi tutte le strade, ed i Romani
iniziarono ad esportare vino e tecniche di vinificazione in tutta
Europa. Presto, la produzione e la qualità del vino in altre regioni
rivaleggiava con quella di Roma stessa: nell’anno domini 92,
Domiziano decretò che tutti i vigneti della regione Cahors (vicino a
Bordeaux) fossero estirpati, apparentemente a favore della
coltivazione del grano, del quale l’impero aveva così disperatamente
bisogno, ma forse anche per sedare la competizione con le
esportazioni di vino italiano, una sorta di protezionismo imperiale a
quanto pare!
romani vino
Dopo
la caduta di Roma, il vino continua ad essere prodotto nell’impero
bizantino, nel Mediterraneo orientale. Si diffuse verso est in Asia
centrale lungo la via della seta; le uve da vino erano conosciute e
coltivate anche in Cina dall’ottavo secolo. Purtroppo, poi, la
diffusione dell’Islam estinse in gran parte la coltivazione della
vite e la produzione del vino in Nord Africa e in Medio Oriente. In
tutta Europa, la vinificazione era, un po’ come per la birra e per
alcuni distillati, un’attività portata avanti nei monasteri, a causa
della necessità di vino nei sacramenti cristiani. Durante questo
periodo più forti e strutturati, iniziarono a sostituire i vini più
dolci, spesso addizionati di miele o altri agenti naturali
dolcificanti ed “allungati” con acqua prima di essere
gustati. Durante il Rinascimento, le virtù di varie regioni del vino
sono state apprezzate da palati nobili e sempre più sofisticati e
dal 18° secolo il commercio del vino ebbe il suo exploit, in
particolare in Francia, dove Bordeaux è diventato il produttore più
importante di vini pregiati. Lo sviluppo di ceppi distintivi di uve
ha portato alla produzione di vini regionali con caratteristiche
facilmente riconoscibili.
Nel
Nuovo Mondo il vero primo successo della produzione vitivinicola
avviene nel 19° secolo. Sorpresa delle sorprese, quella dell’Ohio è
stata la prima “regione” in America a coltivare con successo uva
da vino, ma fu presto eclissata dalla produzione di vino in
California. A proposito di questo, la coltivazione della vite nel
Nuovo Mondo attecchì prima ancora in Australia. Nel frattempo, nel
Vecchio Mondo, lo Champagne si stava affermando come la bevanda di
lusso più amata dai ricchi dell’epoca; e vini fortificati come Porto
e Sherry stavano diventando sempre più popolari, soprattutto in Gran
Bretagna. Nonostante il crescente successo del settore vitivinicolo,
la catastrofe non tardò ad arrivare: nel tardo secolo, l’epidemia di
fillossera distrusse molte vecchie viti europee. Un disastro che
colpì la vinificazione europea per decenni. La malattia delle piante
fu debellata innestando viti di varietali europei sui resistenti
portainnesto americani.

Oggi
la produzione di Vino è un’industria globale, con la maggior parte
dei paesi industrializzati in grado di produrre Vini degni di nota,
ma i “big” restano da sempre Italia, Francia, Spagna, USA ed
Australia (senza dimenticare Sud Africa, Germania e paesi come la
Georgia che vantano una tradizione lontanissima). Purtroppo
l’industrializzazione ha influito anche sulla quantità e sulla
qualità della produzione che in alcuni casi è gestita in maniera
automatizzata in vigna ed in maniera sin troppo “chimico-enologica”
in cantina, a discapito del rispetto delle unicità territoriali. Per
fortuna, negli ultimi anni, un po’ in tutto il mondo, ma in
particolare in Francia ed Italia, sembra ci sia una tendenza verso
l’utilizzo di metodi più tradizionali di vinificazione, che sta
sensibilizzando i produttori ad agire in maniera tale da influire il
meno possibile sul gusto e l’espressività del vino, cercando di
ridurre e, a volte persino evitare, le filtrazioni: abbassare al
minimo le dosi di solforosa e cercare soluzioni per la concimazione e
la protezione delle piante da eventuali malattie che non contemplino
la chimica di sintesi, bensì siano più naturali e meno invasive.
La
strada è ancora lunga ed la storia del Vino ha ancora tanto da
raccontare, ma credo fermamente che siamo nati nel periodo storico
ideale per godere di apici assoluti tra passato, presente e futuro,
ma… come si dice… lo scopriremo solo bevendo!


F.S.R.
#WineIsSharing

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