Le conferme del Vinitaly 2016

Eccomi qui a raccontarvi il mio Vinitaly di calice in calice, dopo aver descritto le mie impressioni generali ed aver fatto i miei doverosi ringraziamenti a tutti coloro che sono riuscito ad incontrare ed anche a chi, purtroppo, non ho avuto modo di stringere la mano.
Un Vinitaly in cui, come premessa, ci terrei a sottolineare quanti di questi assaggi io abbia condiviso con winelovers, followers, ma soprattutto produttori e produttrici, tutti sempre curiosissimi di scoprire qualcosa di nuovo e di conoscere persone capaci di infondere la propria personalità nei propri Vini.
Partirò con le conferme di questo Vinitaly, ovvero quei Vini e quelle Cantine che avevo già avuto modo di conoscere e che avevo segnalato nei miei articoli precedenti alla fiera, e che in parte sono riuscito ad andare a trovare:

Inizierò da quello che ormai è a tutti gli effetti un mostro sacro e che nella sua nuova annata trova ancor più freschezza ed eleganza, ovvero l’Es 2014 di Gianfranco Fino e Simona, per passare poi ai Vini di quella che io considero quasi una succursale del mio cuore, ovvero Montalcino che con Salvioni, Le Potazzine, Col di Lamo, Sesti e la new entry Molino di Sant’Antimo ha prodotto tantissimi riscontri positivi, non solo per me, ma per tutti coloro che hanno avuto modo di assaggiare i loro Rosso di Montalcino e soprattutto i loro Brunello seguendo le dritte della mia cartina. Peccato non esser riuscito a passare da Luciano Ciolfi di Sanlorenzo e Jessica Pellegrini della Fattoria il Pino se non per un saluto veloce. Dalla Toscana ho riportato, anche altre nitide conferme ovvero quelle di Podere Albiano con vini di grande armonia, dell’Az. Pietro Beconcini che continua ad interpretare il Tempranillo in maniera egregia e territoriale, della Fattoria la Maliosa che con la nuova annata del suo trebbiano procanico mi ha di nuovo stregato, fino a quella di Fabrizio Dionisio e la raffinatezza dei suoi Syrah.
Senza seguire una razionalità geografica, vado a memoria e cito tra gli ultimi arrivati tra i miei Vini del cuore un cambio di rotto nell’approccio al Donna Francesca di Giovanni Ederle, che permetterà a quello che continua ad essere un gran bel bere, di essere più democratico, ma al contempo di grande armonia e maggior piacevolezza al naso come in bocca.
Alla Fivi, oltre a Giovanni ho ritrovato amici come Laura Albertini di Terre di Pietra, che continua a sfornare vini unici che in un contesto come quello della Valpolicella riescono a distinguersi per eleganza e naturalezza; o Mattia Filippi e Rossella Marino Abate, una coppia che ha unito l’Italia dal Trentino alla Sicilia, ma che trova nei propri Vini un minimo comun denominatore chiamato mineralità; o ancora Massimo Palmieri della Tenuta San Marcello che mi ha stupito ancora una volta col suo Verdicchio Superiore e che a giudicare dal suo prossimo viaggio in Georgia continuerà a stupirmi/ci ancora!

Non posso dimenticare, poi, la Cantina Zanotelli e Villa Corniole, conosciuta grazie alla tappa di DestinazioneVino dai Cembrani D.o.c., grazie a Mara Lona, capace di grandi Trento Doc entrambi ed un ottimo Kerner Zanotelli, mentre un sempre più grande Teroldego Villa Corniole, col suo Sette Pergole. Mi spiace davvero tanto non esser riuscito a passare dal Alfio Nicolodi ed Opera, ma per fortuna avrò ancora modo di parlarvi dei loro vini nei prossimi mesi!
Confermo fra gli amici di lunga data, una spinta ottimale verso il futuro come Fontezoppa con la sua Ribona ora anche Metodo Classico (primi al mondo), Cantine Sant’Agata con i più grandi Ruché, Francesca Poggio che oltre al Metodo Classico ha saputo stupire con il suo Gavi etichetta ora, o i Marchesi de’ Cordano che col progetto Santagiusta confermano le mie prime impressioni riguardo il Pinot Nero, per finire con Garofoli delle grandi verticali che hanno mostrato e dimostrato la grandezza in termini di longevità del Verdicchio e del Rosso Conero… e se vi dicessi che da Corvezzo ho incontrato quasi per caso uno degli assaggi più emozionanti dell’intero vinitaly? Era una prova di botte, quindi lo aspetto al varco appena pronto per condividerlo con voi!
Poi ci sono i friulani Ronco Margherita che continua a proporre Vini di grande schiettezza e territorialità, Valentino Butussi che con Pignolo e Ribolla abbatte i vincoli del tempo regalando grandi emozioni, un po’ come Marco Cecchini che ormai, senza tema di smentita, io reputi il produttore di Riesling (renano) più coerente ed espressivo in Italia, capace di servirmi una 2007 disarmante, ancora in fase ascensionale, che oltre al corredo sfumato e mai invadente del varietale, idrocarburo compreso, parlava friulano ed ancor più raccontava il terroir dal quale nasce.
In ultimo i Vignaioli Specogna, che con le nuove annate di Friulano e Sauvignon alzano ancor di più l’asticella e meritando ogni complimento che mi è stato fatto per averli nuovamente suggeriti a tutti voi.
L’Umbria di Roccafiore, Todini, F.lli Pardi, Goretti, Barberani e Di Filippo continua ad essere una regione tutta da scoprire, capace di veicolare la bellezza e la naturalezza delle sue terre attraverso Vini sempre più importanti.
Lo stesso vale per la Romagna, che in Villa Papiano trova un punto di riferimento certo e costante per quanto riguarda i suoi due vitigni più rappresentativi Albana e Sangiovese, ma che sa esprimersi anche in rarità e coraggio grazie al Burson ed al nuovo metodo classico da uve Pelagos della Tenuta Uccellina, sempre più fuori dal comune!
Poi c’è il Lazio che non ti aspetti, con San Giovenale ed il suo Habemus che avete assaggiato in tanti a giudicare dalle parole del simpaticissimo Diego Mirabella, che credo di addebiterà quel 400% di bottiglie extra stappate quest’anno a causa della mia segnalazione! Ovviamente sto scherzando, ma sono felice, quanto lui, di aver dato modo a molti winelovers e ad alcuni produttori di assaggiare un Vino dalla tiratura molto limitata, che da solo ha sconvolto la viticoltura laziale, un po’ come il grande Sergio Mottura fece con il suo grechetto Latour a Civitella.
Bellissima esperienza quella fatta allo stand di Siddura, dove l’accoglienza è stata veramente sarda e la qualità dei Vini in continua crescita, con una menzione d’eccellenza al Bèru.
Dalla Sardegna all’altra grande isola del Vino, la Sicilia, che con SantaMariaLaNave e Gorghi tondi ha dimostrato ancora una volta quanto in questa meravigliosa regione si possano produrre grandi Vini a prescindere dai numeri ed in questo caso, nonostante il divario enorme in termini di produzione, è stato davvero interessante ritrovarsi di fronte a realtà che vantino obiettivi comuni, come quello del rispetto per il territorio, dalla vigna alla cantina.
Concludo con le mie Marche, che sono il mio rammarico più grande di questo Vinitaly, in quanto mi sarebbe piaciuto salutare tutti gli amici produttori presenti, ma non avrei mai fatto in tempo… mi rincuora, però, sapere che sarà più facile dai prossimi mesi, andarli a trovare in cantina uno per uno a partire dall’Azienda Marconi, Montecappone, Lamelia e Vallerosa Bonci, Colognola alle quali avrei davvero voluto dedicare più tempo.
Tra le conferme non posso che citare Terracruda, premiata dal Pres. Mattarella come Cantina benemerita della Marche, in quanto esempio di coraggio a partire dal territorio nel quale ha scelto di fare Vino, passando per la costruzione di una Cantina davvero moderna, fino alla scelta di vinificare solo in purezza e solo vitigni autoctoni, per lo più molto rari.
Socci, Lucchetti, La Pila sugli scudi, con nuove annate interessantissime che manifestano la grande continuità di questa realtà.
Ormai tutti sanno quanto apprezzi i Vini di Michele Calò & Figli, ma le nuove annate di Cerasa e Mjere che mi ha fatto provare il caro Giovanni quest’anno sono davvero di un’eleganza e di un potenziale che a memoria non ricordo di aver mai riscontrato in un rosato. 
Restando al Sud, ma spostandoci in Campania cito uno degli assaggi che mi hanno dato di più e che ho condiviso con winelovers e produttori con consensi unanimi, ovvero il Quartara di Lunarossa: un orange wine base fiano in anfora davvero strepitoso, in particolare nell’annata 2012.
Concludo con gli amici di Damoli, che ancora una volta hanno portato al Vinitaly Vini capaci di far sorridere ogni volta che ci si renda conto di quale annata si stia assaggiando… una cantina che non teme di presentare un IGT Rosso del Veronese come (il mio) Brigasco del 2006, nonostante le pochissime bottiglie prodotte dell’intera linea e che esprime ancor più coraggio nello sperimentare, fino ad arrivare a produrre un bianco da uve Corvina in valpolicella e per di più, farlo anche buono!


Dovrei citare tanti altri amici, tante altre realtà, ma per correttezza nei vostri confronti e nei confronti di tutte quei produttori che mi hanno invitato al proprio stand, senza vedermi arrivare in questo vinitaly, per me, a dir poco caotico e saturo di impegni, il mio impegno sarà quello di dedicarmi all’assaggio dei loro Vini nei prossimi mesi, con l’attenzione e la serenità che in fiera, purtroppo, non si potrà mai avere.

Per quanto riguarda, invece, le novità che mi hanno colpito di più, sarò molto più snello e diretto nel mio prossimo articolo… stay tuned!


F.S.R.
#WineIsSharing

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