La concretezza della Cantina Giovanni Molettieri in Irpinia

Nelle ultime settimane ho
già avuto modo di parlare di Irpinia, ma ci tenevo a continuare il
mio approfondimento riguardo le realtà vitivinicole e, ovviamente, i
vini irpini raccontandovi di un’altra azienda di questo grande
territorio: l’Azienda Vitivinicola Giovanni Molettieri.
La cantina di Giovanni
Molettieri nasce nel 1999, come molte aziende a conduzione familiare,
ma con l’obiettivo di distinguersi per un raro connubio fra rispetto
della tradizione ed una grande attenzione tecnico analitica ad ogni
fase produttiva.
molettieri cantina
Siamo a Montemarano, nel
cuore dell’irpinia, un paese circondato da un paesaggio vitivinicolo davvero suggestivo, con suoli di origine vulcanica capaci di ospitare ed allevare al meglio i
vitigni tipici della zona, tra i quali spicca, ovviamente,
l’Aglianico.

Una delle peculiarità
di questa azienda è quella che vede Giovanni coinvolto nella
produzione di molte “micro-vinificazioni”, tutte in purezza, che
danno origine a sole 70.000 bottiglie annue ca., suddivide in ben 15
etichette. Per una piccola realtà un numero così ingente di
referenze può rivelarsi, senza ombra di dubbio, eccessivo, ma
d’altro canto se si ricerca l’espressione più sincera della singola
parcella e si vuole produrre una gamma di vini in purezza (partiamo
già da un numero importante di vitigni, specie per i bianchi) di
rango differente questo è l’unico modo per farlo.

Ciò che ho percepito sin
da subito di questa realtà è stata la volontà di usufruire delle
nozioni tecniche odierne e di non aver paura di progredire. Un
approccio che potrebbe trarre in inganno e far pensare ad una
conduzione in vigna ed in cantina troppo votata alla tecnica ed alla
tecnologia, ma non è così! Ciò che Giovanni Molettieri sta
cercando di sviluppare è un rapporto con il proprio territorio e con
le proprie vigne, prima, e con i suoi vini, poi, che possa aiutarlo
ad esprimere in maniera coerente e pulita la personalità ed il
carattere del singolo varietale allevato in quel modo, in quel
terreno, in quell’annata. Per far questo c’è bisogno di guardarsi
indietro, cercando di portare avanti ciò che di buono la tradizione
ci ha lasciato, per poi poter guardare avanti alla ricerca di
soluzioni che permettano di portare in bottiglia vini di grande
identità territoriale e di ottima qualità.

Tra i vini prodotti da questa cantina a colpirmi di più è stato senza dubbio il Senex.
Il Senex Taurasi Riserva Docg 2008 vanta un grande equilibrio tra durezze e morbidezze. Elevato in piccoli legni per poi maturare la sua armonia per 3 anni in acciaio e 6 mesi o più in vetro, mostra sin dal suo primo tuffo nel bicchiere una complessità non comune: frutto e spezia varietali e legno ben integrato, note mentolate fresche e profonde che sembrano voler trasformare lingua e palato in due ideali lunghe guide rosse sulle quali il sorso può incedere dritto e deciso. Un vino di notevole intensità. 


Molto centrato anche il Campi Taurasini Doc Dolium 2011, che lascia scorgere la sua identità  varietale e territoriale dietro una intrigante quinta speziata. Identità confermata con decisione ed al contempo eleganza da un sorso asciutto e senza percettibili spigolature.



Un’azienda in continua crescita che è risultata molto concreta sia nel modo di porsi nei confronti delle dinamiche di conduzione in vigna ed in cantina che all’assaggio.

L’Irpinia di dimostra terra dal potenziale infinito ed aziende come questa e le altre che ho avuto modo di conoscere negli ultimi anni stanno dimostrando che la cosa più importante sia credere davvero in questa terra ed ancor più saperne interpretare il carattere pedoclimatico al meglio, con equilibrio e rispetto.




F.S.R.
#WineIsSharing

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